Qual è il costo medio per i ristoranti italiani che offrono il servizio di consegna di cibo tramite applicazioni di food delivery?

Qual è il costo medio per i ristoranti italiani che offrono il servizio di consegna di

Mi caro/a lettore/trice, la crescita esponenziale del settore del Food Delivery online non può sfuggire alla tua attenzione. Con un’impennata del 56% rispetto all’anno precedente e un giro d’affari di ben 566 milioni di euro, questo segmento si conferma il leader indiscusso nel panorama alimentare italiano. Lo sapevi che supera persino i prodotti da supermercato, con un valore di 476 milioni di euro, e l’enogastronomia, ferma a 383 milioni? Una vera e propria rivoluzione, direi!

Osservando questo vorticoso irrompere nel quotidiano delle persone, l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm ha evidenziato che ormai la metà degli italiani ha la comodità di ordinare cibo direttamente a casa, grazie alle app di consegna. Una trasformazione epocale, che però non va sottovalutata: nonostante la maggiore comodità, il numero di aderenti a questi servizi rimane ancora relativamente basso se confrontato con gli acquisti tradizionali nei negozi.

E qui arriva il punto dolente: come gestiscono tutto ciò i ristoratori? Beh, le tariffe applicate da Just Eat, Alfonsino, Deliveroo, Uber Eats e Glovo restano avvolte nel mistero, tanto che gli esercenti devono sottoscrivere accordi di non divulgazione. E le cifre, già di per sé mutevoli, variano in base a numerosi fattori.

Ma cosa se ne rendono conto i gestori di ristoranti quando decidono di affiliarsi a questi servizi? È un dilemma che continuano a interrogarsi, dato che non è chiaro quanto questi partnership siano davvero vantaggiose. Oltre mezzo miliardo di euro in più nelle casse dei ristoranti certo è allettante, ma quale sarà l’effettivo impatto sulle tasche degli esercenti?

E così, caro/a mio/a, ci troviamo di fronte a un bivio: da una parte, l’inaspettato boom del Food Delivery online, dall’altra, la necessità di valutarne a fondo le prospettive per i professionisti del settore. Un vero labirinto, all’interno del quale speriamo di trovare l’uscita verso uno scenario più chiaro e trasparente. Buona fortuna, o buon appetito, nell’agguato!

L’andamento del servizio di consegna del cibo in Italia

La vita è piena di piccoli particolari che tendono ad ingrandirsi e a complicarsi, come il

Sei immerso nel mondo del Food Delivery, un universo in cui le tariffe delle aziende che offrono servizi di consegna a domicilio sono influenzate da un elemento primordiale: la presenza di una catena di fattorini proprietari. Questi corrieri dipendono direttamente dall’azienda incaricata della consegna, e non dai singoli ristoranti, cambiando radicalmente le dinamiche del servizio.

In Italia, hai la possibilità di scegliere tra diverse realtà: da un lato, aziende che mettono a disposizione la propria rete di driver, come Alfonsino, Deliveroo, Uber Eats e Glovo, e dall’altro aziende che fungono solo da intermediari, come Just Eat. La differenza tra queste opzioni è notevole, sia in termini logistici che economici, e si riflette direttamente sul costo del servizio.

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Se ti affidi a Just Eat, ad esempio, ti troverai a pagare una percentuale che varia tra il 10% e il 15%. Questo perché i ristoratori utilizzano i propri fattorini per la consegna. Al contrario, ci sono servizi come Alfonsino, Deliveroo, Uber Eats e Glovo, che offrono una rete di driver dedicata ma implicano una commissione più alta, che si attesta tra il 19% e il 25%.

Questa differenza non è da sottovalutare, poiché impatta non solo sulle tariffe, ma anche sull’efficacia del servizio e sulla gestione dei costi da parte dei ristoratori. Tuttavia, è importante considerare che a volte vale la pena investire di più per poter contare su una rete di driver dedicata, in grado di garantire tempi più rapidi e una maggiore affidabilità nella consegna.

Qual è il costo richiesto per il servizio di consegna a domicilio (food delivery) offerto dai ristoranti italiani?

    Quanto guadagna Just Eat da ciascun ordine effettuato dai clienti?

Mentre tu, illustre proprietario di un ristorante, ti appresti ad avventurarti nel tumultuoso mondo del Food Delivery, è bene che tu tenga a mente alcuni aspetti cruciali che potrebbero plasmare il tuo percorso.

Immagina di varcare la soglia di un regno incantato, governato da entità misteriose e mutevoli: le compagnie di consegna a domicilio del cibo. Esse ti offriranno la prospettiva di un’adesione esclusiva, promettendoti una percentuale sulle tue entrate. Tuttavia, sii consapevole che questa percentuale potrà oscillare tra il 19% e il 25%, a seconda della tua scelta di esclusività.

E qui, o illustre ristoratore, entra in gioco il fatturato annuo del tuo regno culinario. Se la tua generosità culinaria attira un cospicuo flusso di commensali provenienti dalla terra delle consegne a domicilio, potrai assistere ad un’improbabile, ma non impossibile, diminuzione della temuta tassazione.

Insomma, abbi l’accortezza di considerare con cura i possibili scenari che potrebbero aprirsi di fronte a te, oso dire, come le pagine di un romanzo. Un romanzo dove tu sei il protagonista e il denaro da destinare alle tue compagne di consegna è il perno attorno a cui si snoda la trama. E come in ogni buon racconto, il finale dipenderà dalle tue scelte e dal coraggio con cui affronterai questa avventura culinaria.

Come calcolare le percentuali relative agli ordini.

La risposta è semplice: aumentando il prezzo dei propri piatti.

In un lontano regno del delivery, è necessario considerare un particolare bizzarro prima di intraprendere il viaggio con Just Eat, Alfonsino, Deliveroo, Uber Eats e Glovo. Ti ritroveresti a fronteggiare un enigmatico 25% di tariffa su ogni ordine, già gonfiato dai cifre con l’aggiunta dell’IVA, ma non è finita qui! Deve arrendersi anche al 22% di IVA addizionale, un gioco strano comune a tutte le aziende del Food Delivery nel nostro bel paese. Un enigma che solleva il velo di un ingannevole aumento dei costi, il macrocosmo mira a celare attraverso il fumo di questa percentuale.

Ti consiglio di armarti di pazienza e astuzia, e di non farti ingannare da questo oscuro velo che la realtà del Food Delivery scaglia sui prezzi. Sii come il cavaliere che avanza nel bosco fitto, pronto ad affrontare qualsiasi sortilegio o intrigo.

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Quanto guadagna Just Eat da ciascun ordine effettuato dai clienti?

Ah, quanto è strano il mondo dei servizi di food delivery, Prendiamo ad esempio Just Eat: un ordine da 10 euro costa al ristorante 1,83 euro. Una cifra apparentemente sproporzionata, ma ecco il perché di tale dislocazione. In questo particolare caso, Just Eat non dispone di una rete di driver, ma lascia che sia il ristorante stesso a gestire la consegna. La tariffa media per ogni singola consegna è del 15%, a cui poi va aggiunta l’IVA. Quindi, ai 1,50 euro della tariffa al netto dell’Imposta sul Valore Aggiunto, va sommato un ulteriore 22%, ossia altri 33 centesimi. È vero, l’IVA verrà poi detratta, ma la percentuale netta della tariffa viene applicata al totale lordo dello scontrino, totale cioè già ivato. E questa è la realtà dei fatti in qualsiasi servizio di Food Delivery. La vita è piena di piccoli particolari che tendono ad ingrandirsi e a complicarsi, come il costo di una semplice cena a domicilio.

Qual è il reddito delle altre imprese?

Che alimenterà i suoi pensieri con le mie parole, immaginati un ristorante che decide di aderire a un servizio di Food Delivery, che offre anche una rete di fattorini proprio. Le tariffe in questo caso diventano cruciali, perché alla forbice della tariffa, che può variare dal 19% al 25%, bisogna aggiungere l’IVA. Così, facendo due semplici calcoli e ipotizzando una tariffa media del 23%, un tuo ordine da 10 euro ricevuto tramite servizi come Alfonsino, Deliveroo e Glovo, costerà al ristorante ben 2,80 euro.

Ma la questione va aldilà delle cifre e dei numeri. Si allunga verso una riflessione più ampia, coinvolgendo il modo in cui le innovazioni tecnologiche hanno trasformato il nostro modo di vivere, di lavorare e persino di mangiare. E altresì, ci invitano a non perdere di vista il valore dell’esperienza e dell’ospitalità umana, aspetti che vanno al di là dell’efficienza e della comodità offerte dai servizi di consegna a domicilio. Si tratta di trovare un equilibrio tra le nostre esigenze pratiche e la ricerca di autenticità e relazioni umane, anche in un contesto sempre più influenzato dalla tecnologia.

Ulteriori spese supplementari e opzioni di sicurezza

In questo intricato universo degli esercenti di cibo a domicilio, emerge una serie di spese che devi considerare attentamente. Oltre alle tariffe percentuali calcolate sugli ordini evasi, si parla di costi d’attivazione che, salvo promozioni, si aggirano intorno ai 150 euro. E non è finita qui: potrebbe essere richiesta una caparra di altri 150 euro per il materiale informatico, restituibili in caso di disdetta.

Ma c’è di più: alcune compagnie pretendono un canone mensile dai ristoranti, variabile in base ai metodi di pagamento accettati. Gli ordini pagati esclusivamente in digitale potrebbero comportare un canone di soli 5 euro al mese, ma se si accettano anche i pagamenti in contanti, la cifra potrebbe salire fino a 25 euro mensili.

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E ora, sospeso tra le volute di fumo delle tue riflessioni, lascia che ti sveli un segreto: nel caso accettassi pagamenti in contanti, potresti sorridere con sicurezza nel sapere che, se un cliente rifiutasse di pagare dopo la consegna dell’ordine, tu verrai comunque compensato per l’importo dell’ordine, al netto della tariffa da corrispondere.

In questo intricato balletto di cifre e regole, la tua mente potrebbe perdersi tra le volute del fumo delle trattative delle compagnie di Food Delivery. Ma non preoccuparti, perché la tua abilità nel destreggiarti tra queste contingenze si affinerà con il passare del tempo, fino a trasformare ogni negoziazione in un’opera d’arte. Buona fortuna, navigante di questo mare di spese e regole nascoste!

Qual è il metodo con cui i ristoranti riescono a generare profitto?

Mentre nelle grandi metropoli si comincia a parlare delle leggendarie “dark kitchen”, luoghi in cui diverse cucine si uniscono per ottimizzare i servizi di consegna a domicilio, nei piccoli paesi la situazione è assai diversa. È evidente che i maggiori benefici della consegna a domicilio sono riservati ai ristoranti con un elevato numero di ordini, soprattutto quelli delle grandi città, considerati i costi reali di questo servizio. Ma come fanno, dunque, i ristoratori dei piccoli paesi a trarre profitto dai servizi di Food Delivery? La risposta è semplice: aumentando il prezzo dei propri piatti.

Un noto gestore di un locale ad Avellino ha raccontato a Fanpage.it che, considerando il peso dell’aliquota IVA e la tariffa del servizio di Food Delivery con cui collabora, è stato costretto ad aumentare i prezzi del suo menu del 15%. Ammette che continua a rimetterci e che per lui sarebbe più vantaggioso se la gente venisse a consumare direttamente nel suo locale. Ma solo in questo modo riesce a far quadrare i conti. Tuttavia, il gioco vale la candela, in quanto il reddito generato dagli ordini tramite le app è un surplus rispetto a quello del ristorante e spesso questi ordini vengono effettuati durante gli orari di minore affluenza.

Insomma, in taluni casi, la commissioni applicate dalle aziende di food delivery finiscono per gravare sulle tasche dei clienti. A queste tariffe, generalmente si aggiunge anche il prezzo della consegna, fisso e invariabile per ogni ristorante aderente.

Mi chiedo, Quali altri stratagemmi i ristoratori dei piccoli paesi dovranno escogitare per far fronte a questi costi aggiuntivi e quali conseguenze comporteranno questi sforzi sui consumatori. Ma intanto, riflettiamo sul potere dell’imprenditoria locale e sulle sfide che essa affronta, inserita in un contesto globale in cui emergono sempre maggiori sfide e opportunità.