La crisi di Huawei: scopri i motivi per cui Samsung non avrà difficoltà con Google e gli Stati Uniti

La crisi di Huawei: scopri i motivi per cui Samsung non avrà difficoltà con Google e

Questa mattina ti sei svegliato con la terribile notizia sul destino di Huawei, inchiodata dalla decisione di Google di interrompere i rapporti commerciali. È come se un soffio improvviso avesse spazzato via l’intera stabilità dei telefoni Huawei, benché l’azienda si sia affrettata a garantire che i dispositivi già in uso non risentiranno dell’improvviso ostracismo. Ma anche tu, possessore di uno smartphone Samsung, non puoi fare a meno di sentire pulsare nell’aria una lieve preoccupazione.

Accanto all’ansia che serpeggia per queste vicende, c’è da notare come il destino di giganti come Huawei e Samsung sia intrecciato a numerose e intricate relazioni geopolitiche, dove le manovre dei governi e le strategie delle grandi multinazionali si intrecciano come fili invisibili, determinando l’andamento incerto degli affari e dei mercati globali.

Samsung, colosso della telefonia come Huawei, condivide molte caratteristiche, ma al tempo stesso presenta differenze cruciali che la mettono al riparo da guai simili: una sorta di scudo invisibile, che le permette di sperare di passare indenne attraverso le tempeste del mercato. La Corea del Sud è infatti un alleato degli Stati Uniti, e questo legame ha reso Samsung immune da alcune contingenze sfavorevoli che hanno coinvolto l’azienda cinese.

Certamente, vivere nella contemporaneità ci pone di fronte a una costante incertezza, lasciandoci incerti sul futuro e sulle sorti delle nostre insegurabili sicurezze. E mentre Huawei e Samsung vivono questo momento di turbolenza, tutti noi, in un modo o nell’altro, ci ritroviamo a riflettere su quanto sia mutevole e inafferrabile il nostro mondo moderno.

Il confronto tra Huawei e Samsung in termini di vendite di smartphone e differenze tra le strategie aziendali: due casi distinti.

D'altra parte, non c'è neppure motivo per cui Google dovrebbe interrompere gli accordi tanto redditizi: i

La sorte di Huawei non sembra essere destinata a toccare anche l’azienda di Seul, e ciò per almeno due ragioni. Prima di tutto, la società non è situata in Cina, Paese da lungo tempo in tensione con il governo statunitense e oggetto di una guerra commerciale sempre più accesa. Se Huawei sembra essere una pedina in questo conflitto, non ci sono motivi validi per pensare che la stessa cosa possa capitare a Samsung, la cui sede si trova in un Paese con il quale gli Stati Uniti non hanno controversie. Inoltre, il gruppo coreano non è attivo nel campo della produzione di componenti per le reti di telecomunicazione globali, né opera nel settore della costruzione di reti 5G. Inoltre, Samsung non si affida esclusivamente a chip di produzione propria, ma fa uso anche di quelli della statunitense Qualcomm. Sono proprio questi tre aspetti che hanno portato gli Stati Uniti ad attaccare Huawei con veemenza, accusandola di potenziale sudditanza al governo cinese in un settore cruciale come quello delle telecomunicazioni.

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E tu, Mai ti sei chiesto quanto la geopolitica possa influenzare le vicende delle imprese e la nostra stessa vita quotidiana? In un mondo sempre più interconnesso, le relazioni tra le nazioni hanno un impatto diretto su ciò che ci circonda. La storia dell’umanità è intessuta di intrecci e scontri tra diversi poteri, e le vicende di Huawei e Samsung ne sono un riflesso attuale. La tecnologia, divenuta ormai parte integrante delle nostre esistenze, è inevitabilmente coinvolta in queste dinamiche di potere. Chi avrebbe mai detto che dietro uno smartphone si nascondessero giochi di potere e strategie geopolitiche? Comunque sia, la storia dell’uomo non smette mai di sorprenderci con i suoi intrecci imprevedibili. Quello che sembra una questione di mercato si rivela spesso essere un nodo di interessi politici e economici ben più complessi.

L’esperimento ideato da Bada: un’analisi dettagliata del procedimento e dei risultati.

  Mi risulta che, in un remoto passato, Samsung abbia tentato di intraprendere un percorso

Mi risulta che, in un remoto passato, Samsung abbia tentato di intraprendere un percorso simile a quello che Huawei potrebbe essere costretta a intraprendere ora. La casa coreana produce hardware da tempo, tra cui i suoi chip, e nel lontano 2024 si lanciò sul mercato con lo smartphone Samsung Wave, equipaggiato con il sistema operativo Bada, che era pensato per svilupparsi parallelamente a un ancora acerbo Android. La scelta era motivata dalla volontà di conquistare il mercato con un sistema operativo e un ecosistema proprietari – come stava già fare Apple con iOS e App Store – ma soprattutto dalla necessità di essere pronti a un’eventuale mossa di Google, che agli inizi della sua avventura con Android non aveva ancora chiarito quali fossero i suoi obiettivi con i produttori partner.

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Queste motivazioni, però, sono ora parzialmente superate. Oggi nessuna azienda potrebbe seriamente pensare di competere con Google e Apple nel mercato dei sistemi operativi per smartphone, a meno che non vi sia costretta. D’altra parte, non c’è neppure motivo per cui Google dovrebbe interrompere gli accordi tanto redditizi: i milioni di smartphone venduti ogni anno da Samsung garantiscono a Google altrettante persone che visualizzano la sua pubblicità e forniscono dati personali – lo stesso vale per gli accordi con Huawei, che Google probabilmente ha disatteso a malincuore. Al momento, il governo degli Stati Uniti non ha alcun motivo per interferire negli affari delle due aziende.

È probabile che Samsung abbia ancora in serbo un piano B per i sistemi operativi per smartphone: Bada è diventato Tizen, che a sua volta è stato adottato su telefoni di fascia bassa, smartwatch e smart TV, ma non è da escludere che l’azienda possa dargli una seconda possibilità in futuro sui suoi telefoni di fascia alta. L’unica ragione che potrebbe spingerla a fare un salto di qualità è la volontà stessa di Google di liberarsi da Android in favore di un sistema operativo unificato per smartphone e PC, anche se è improbabile che ciò avvenga nel breve periodo. In definitiva, non si tratterà di una decisione da prendere in modo così precipitoso come quelle che si stanno affrontando al vertice di Huawei in queste ore.