La competizione per il dominio dello spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica durante il periodo della Guerra Fredda: una sintesi della storia

La competizione per il dominio dello spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica durante il periodo

La competizione tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica negli anni ’50 e ’60 per la conquista dello spazio fu uno degli avvenimenti più significativi della Guerra Fredda. Questa corsa iniziò nel 1957, quando l’URSS mise in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Da quel momento, le due superpotenze si sfidarono per raggiungere primati nello spazio, investendo enormi risorse e sfruttando la tecnologia missilistica sviluppata durante la Seconda Guerra Mondiale.

Inizialmente l’URSS ebbe la meglio, riuscendo a compiere traguardi importanti, come il lancio del primo uomo nello spazio. Tuttavia, successivamente gli Stati Uniti riuscirono a recuperare il terreno perso e nel 1969 riuscirono a mandare una missione umana sulla Luna, che tornò sana e salva sulla Terra.

Questa vittoria segnò la fine della corsa allo spazio tra le due superpotenze, ma i progressi tecnologici e le conseguenze di questo avvenimento sono ancora tangibili oggi.

Le origini dei viaggi spaziali: il ruolo dei missili V2 nella storia dello spazio

In genere i missili V2 non volavano nello spazio (che per convenzione "inizia" a 100 km

La progettazione dei missili capaci di raggiungere lo spazio ebbe inizio negli anni ’30 ma fu nella Germania nazista che si ottennero i risultati migliori. L’ingegnere Werner von Braun, nel 1942, fece volare il primo missile balistico della storia, chiamato V2. In genere i missili V2 non volavano nello spazio (che per convenzione “inizia” a 100 km dal livello del mare, sebbene la distanza sia discussa), ma nel giugno del 1944, in un lancio sperimentale in verticale, un V2 arrivò a 174 km di altitudine. Il volo fu suborbitale, nel senso che il V2 non entrò in orbita intorno alla Terra, ma per la prima volta un veicolo costruito dall’uomo era riuscito a raggiungere altezze spaziali.

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Il ruolo dei missili nel contesto della Guerra Fredda

Basti pensare ai satelliti artificiali, che utilizziamo per le telecomunicazioni, i sistemi di posizionamento e navigazione,

Dopo la Seconda Guerra Mondiale si aprì un nuovo capitolo nella storia dell’esplorazione spaziale, con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica in una corsa per acquisire la tecnologia missilistica tedesca. Entrambe le potenze riuscirono a mettere le mani sui missili V2 e sugli scienziati che li avevano progettati. L’interesse principale era militare, dato che i missili potevano trasportare bombe atomiche nel territorio nemico.

Tuttavia, l’idea di utilizzare i missili per l’esplorazione spaziale era emersa già negli anni ’40 e i tecnici americani avevano condotto vari esperimenti, tra cui l’invio di moscerini e scimmie in volo suborbitale. Questi primi passi hanno gettato le basi per le future missioni spaziali, aprendo la strada all’epoca dell’uomo nello spazio.

Le diverse ragioni che spingono all’esplorazione e alla conquista dello spazio.

  Questa vittoria segnò la fine della corsa allo spazio tra le due superpotenze, ma

Negli anni ‘50, Stati Uniti e Unione Sovietica diedero il via ad ambiziosi progetti per costruire missili capaci di volare lunghe distanze a fini militari. Gli Stati Uniti potevano contare su Werner von Braun, ingegnere tedesco portato nel Paese dopo la guerra, ma anche l’Unione Sovietica poteva vantare un ingegnere geniale: Sergej Korolëv. Fu proprio Korolëv ad inaugurare, nell’agosto del 1957, il primo missile balistico intercontinentale, l’R7 “Semërka”, capace di percorrere 7.000 km.

I missili balistici, opportunamente modificati, avevano il potenziale di trasportare veicoli nello spazio, aprendo così la possibilità dei viaggi oltre l’atmosfera terrestre. Ma perché le due superpotenze si adoperarono in questo ambizioso progetto, nonostante i costi esorbitanti? Le ragioni erano principalmente due: l’aspetto militare, poiché il “controllo dello spazio” poteva garantire grandi vantaggi, come la raccolta di informazioni attraverso i satelliti spia, capaci di intercettare le comunicazioni nemiche e scattare fotografie del suo territorio; l’aspetto ideologico, poiché durante la Guerra Fredda ciascuna delle due parti cercava di dimostrare la superiorità del proprio sistema sull’altro.

Entrambe le potenze investirono ingenti risorse per paura che l’altra potesse batterle sul tempo e accaparrarsi così i “vantaggi” dello spazio. Inoltre, c’era anche un interesse scientifico e tecnologico, particolarmente sentito dagli scienziati coinvolti nei progetti.

Il lancio dello Sputnik e l’avvio della competizione per la conquista dello spazio

La corsa allo spazio ebbe inizio ufficialmente il 4 ottobre 1957, quando i sovietici mandarono in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Questo evento segnò il primo lancio orbitale nella storia, con il satellite che iniziò a “girare” intorno al pianeta.

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Negli Stati Uniti, la notizia generò preoccupazione, nota come “crisi dello Sputnik”, e il presidente Eisenhower aumentò immediatamente i fondi per i progetti spaziali. Il successo non tardò ad arrivare: il 31 gennaio 1958 entrò in orbita il primo satellite statunitense, l’ Explorer. Nel luglio dello stesso anno, Eisenhower istituì un’agenzia, la NASA, finalizzata a gestire tutti i programmi americani di esplorazione spaziale.

Il primato dell’Unione Sovietica nello spazio e il viaggio della cagnetta Laika

La tecnologia sovietica era decisamente più avanzata e consentì di conseguire numerosi primati nello spazio. Nel novembre 1957, l’URSS lanciò il primo animale in volo orbitale, la cagnetta Laika, della quale purtroppo non era previsto il ritorno. Tre anni più tardi, una missione portò in orbita due cani e alcuni altri animali, i quali fortunatamente tornarono sani e salvi sulla Terra. Era chiaro che mancava poco al prossimo passo: l’invio di un essere umano nello spazio. Il traguardo fu finalmente raggiunto il 12 aprile 1961, quando il cosmonauta Juri Gagarin compì un’orbita completa intorno al pianeta a bordo della navicella Vostok 1.

Nel frattempo, gli Stati Uniti riuscirono a recuperare lo svantaggio e il 5 maggio 1961 mandarono il loro primo astronauta, Alan Shepard, in volo suborbitale. La tecnologia spaziale faceva rapidi e continui progressi. Nei primi anni ’60, entrambe le potenze misero in orbita vari satelliti artificiali sia per motivi scientifici sia per utilizzi pratici, come le telecomunicazioni, la meteorologia e lo spionaggio. Inoltre, nel corso del decennio furono effettuate le prime passeggiate spaziali e i primi agganci tra veicoli in orbita, i cosiddetti rendez-vous spaziali.

L’ “Eccitante Avventura” della Conquista della Luna e il Momento di Gloria dell’Avanzamento Americano

Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, si assistette a una sfida entusiasmante: raggiungere altri corpi celesti nello spazio. Nel 1958, l’Unione Sovietica diede inizio al programma Luna, che si protrasse fino al 1976 e mirava a condurre missioni senza equipaggio sul suolo lunare. Già nel 1959 i sovietici fecero giungere sul nostro satellite una sonda, un piccolo veicolo dotato di strumenti scientifici; missioni successive consentirono di raccogliere campioni di rocce e portarli sulla Terra.

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Tuttavia, furono gli Stati Uniti a superare i russi su un altro traguardo. Nel 1961, il presidente Kennedy annunciò l’intenzione di far giungere un equipaggio umano sulla Luna e, dopo varie missioni preliminari, tra il 20 e il 21 luglio 1969, la navicella Apollo 11 portò Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul suolo lunare. Gli Stati Uniti avevano quindi sorpassato la Russia nella corsa allo spazio.

Il termine della competizione per conquistare lo spazio e le conseguenze che ne derivano

Negli anni ’60 anche l’Unione Sovieticadecise di intraprendere una missione per inviare degli astronauti sulla Luna, ma dopo diversi tentativi falliti, il programma fu abbandonato. Tuttavia, i sovietici riuscirono a mettere in orbita nel 1971 la Saljut 1, la prima stazione spaziale in grado di ospitare equipaggi umani per lunghi periodi.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, avevano già inviato astronauti sulla Luna e nel 1973 seguirono con la stazione Skylab. Tuttavia, l’early anni ‘70 segnarono la fine della corsa allo spazio tra USA e URSS, per diversi motivi: il principale obiettivo, ovvero la Luna, era stato raggiunto; i rapporti tra le due superpotenze stavano attraversando una fase di distensione, che portò a una riduzione degli investimenti nelle missioni spaziali; altri Paesi stavano cominciando a sviluppare i propri programmi spaziali, ponendo fine alla competizione a due.

Nei anni ‘70, addirittura, iniziò una collaborazione tra USA e URSS, che ebbe il suo momento culminante il 17 luglio 1975, quando una navicella spaziale sovietica e una americana si agganciarono in orbita. La competizione tra le due potenze non morì, ma non fu più vissuta con lo stesso livello di antagonismo degli anni ‘50 e ‘60.

Gli effetti della corsa allo spazio sono ancora tangibili oggi: la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica ha portato a ingenti investimenti nell’esplorazione spaziale, che hanno consentito importanti scoperte nel campo dell’astronomia e avanzamenti tecnologici eccezionali. Questi risultati, oltre a essere alla base delle missioni spaziali future, hanno avuto impatti rilevanti sulla nostra vita quotidiana. Basti pensare ai satelliti artificiali, che utilizziamo per le telecomunicazioni, i sistemi di posizionamento e navigazione, le trasmissioni televisive, e così via.