Oggi voglio parlarvi del celebre metodo Glyn Johns per registrare la batteria.
Ma entriamo subito nel vivo dell’azione, conoscete questo pezzo vero?
Ebbene sì non c’è nessuna pubblicità migliore per questa tecnica che le batterie di John Bonham nei Led Zeppelin.
Infatti Glyn Johns era il nome del loro fonico-produttore che inventò questo sistema per poter registrare la batteria nel modo più arioso e grosso che si potesse immaginare all’epoca.
E, a mio parere, nonostante Johns abbia registrato molti batteristi storici del rock, nessuno ha dato un’interpretazione del suo metodo migliore di Bonham, che nell’immaginario di noi tutti è sinonimo diretto di potenza e maestosità sullo strumento.
Il metodo Glyn Johns è spietato. Riprende infatti l’esecuzione batteristica così com’è con molta poca possibilità di editing, dato che considera il kit come un unico insieme legato.
La registrazione risulterà enorme, spaziosa, ariosa e uniforme.
Se avete tra le mani un ottimo batterista, la traccia registrata sarà fantastica, ve lo assicuro.
Se al contrario dovete registrare un batterista poco dotato dinamicamente è meglio rivolgervi a sistemi mirati all’isolamento dei singoli pezzi del kit di modo da avere più libertà successivamente durante l’editing e il mix.
Volete ascoltare il metodo Glyn Johns impiegato da me? Ecco una registrazione effettuata molti anni fa quando avevamo pochissimi microfoni a disposizione e cercavamo di ottenere il massimo risultato con il minimo equipaggiamento. Il pezzo si chiama Hyperuranium e alla chitarra c’è Pio. Niente male vero?
Quando pensiamo di registrare la batteria professionalmente la nostra mente si figura automaticamente complesse tecniche microfoniche a 8, 10, 12 e più microfoni.
Nonostante nessuno ci vieti di usare quanti microfoni ci pare e piace nel campo della registrazione è quasi sempre vero l’adagio “less is more”, meglio evitare di strafare, per potersi concentrare sull’esecuzione e per avere meno scelte da prendere in fase di mix.
La ricetta per la registrazione delle batterie moderne di solito è un misto di microfoni dinamici piazzati molto vicini ai singoli pezzi del kit, con due stereo overhead piazzati in alto e alcuni microfoni per riprendere “la stanza”.
Ma oggi andremo ad esaminare questo impressionante metodo che prevede l’utilizzo di soli 4 microfoni a fronte di un effetto finale incredibilmente potente e musicale (a patto che venga eseguito a regola d’arte).
Non disperate se non riuscirete ad ottenere delle registrazioni perfette col Glyn Johns al primo tentativo, dato che è un metodo che lascia molto spazio alla libera interpretazione personale c’è bisogno di spratichirsi parecchio per imparare le sfumature della propria stanza e dei proprio microfoni.
Ma vi assicuro che con un po’ di pazienza otterrete dei risultati strabilianti.
Chi è Glyn Johns?
Glyn Johns è un musicista, ingegnere del suono e produttore britannico famoso per avere lavorato con tantissimi mostri sacri del mondo del rock tra cui: Led Zeppelin, The Who, The Rolling Stones, The Eagles, Eric Clapton e The Beatles.
Come si registra la batteria con il metodo Glyn Johns?
Per mettere in pratica il suo metodo avrete bisogno di 2 microfoni overhead (idealmente condensatori a diaframma largo, ma con la mia band Pik usavamo dei piccoli ribbon e il risultato era fantastico), un microfono per il kick (dinamico o a condensatore) e uno per lo snare (dinamico, consiglio un 57 modificato sostituendone la resistenza).
A grandi linee il senso è che il suono principale arriva al 90% dagli overhead mentre gli altri due microfoni su cassa e rullante serviranno a rinforzare questi elementi fondamentali del kit e ci daranno un po’ di libertà nel mix.
Detto così sembra il solito sistema standard, ma il colpo di genio del dr. Johns fu la disposizione altamente non ortodossa dei due overhead, andiamo a vedere assieme meglio di cosa si tratta…
Il metodo si imposta prendendo il primo over e piazzandolo a circa un metro direttamente in lato sopra lo snare, puntato verso il basso.
Registra quindi il microfono così com’è e fai una prova con la batteria, il kit dovrebbe già essere ritratto in maniera bilanciata con questa configurazione, rullante, tom, cassa e piatti devono apparire già come un insieme musicale omogeneo.
Se non senti abbastanza tamburi nella registrazione di prova allora procedi ad angolare un po’ l’overhead in direzione dei tom, se i piatti suonano troppo forti e fastidiosi, metti il microfono più in alto.
Ricorda che ogni batterista ha una mano differente e richiede una configurazione differente adattata al suo utilizzo delle dinamiche.
Una volta che avrai ottenuto un buon bilanciamento all’interno del primo microfono le cose si fanno interessanti.
Prendo il secondo overhead e sistemalo esattamente sopra la destra del timpano, circa 15 centimetri sopra il bordo di questo, in modo che guardi il rullante e l’hi-hat.
L’ “overhead” in questo caso non è utilizzato per niente “over your head” ovvero da sopra la testa bensì serve a catturare il kit da un’angolazione completamente differente, laterale.
Il trucco per posizionare i due over in fase tra di loro è assicurarsi che la griglia dei due microfoni sia a pari distanza dal centro del rullante.
Per accertarsi di questo si può utilizzare un comunissimo cavo microfonico e far tenere un’estremità ben salda al centro del rullante magari dal batterista stesso, facendo oscillare il cavo tra i due microfoni e accertandosi che questo si estenda per la stessa distanza.
Quando pannati, questi due microfoni da soli dovrebbero darvi una registrazione stereo già totalmente bilanciata, chiara e potente del tuo kit. Dovresti sentire il crack dello snare esattamente al centro, i piatti intorno molto aperti e i tamburi molto potenti e chiari.
Quello che mancherà in questa fase della configurazione sarà il punch del kick e un po’ di grossezza dello snare. Ecco a cosa servono gli altri due microfoni da sistemare adesso.
Una volta che vi sarete accertati che gli overhead suonino bene anche da soli, resta da sistemare il 10% finale per completare la tecnica.
Prendi il microfono del kick e sistemalo dalla parte di fuori risonante della cassa. Mettilo in un punto dove si può avere la pienezza dell’attacco, in modo da complementare la registrazione degli over.
Per il rullante, sistema il microfono un 5 cm sopra il cerchio dello snare. Sperimenta con l’angolo giusto per ottenere il timbro desiderato, non accontentarti subito perché un dinamico posizionato per bene può rendere il rullante divino.
Ricorda che questi due microfoni dinamici devono solo complementare il suono, la sostanza di questo deve provenire dagli over, se così non è non cercare di utilizzarli per metterci una pezza, ma torna indietro e cerca di avere una buona immagine del kit già coi primi due microfoni principali. E’ questa la chiave di base del metodo Glyn Johns.
Microfoni troppo chiari non renderanno al meglio in questa tecnica, così come non sono ideali microfoni troppo accurati.
Per quanto riguarda il mix, posiziona ovviamente i microfoni di kick e snare al centro, come faresti in qualunque altra situazione normale.
Quindi prendi l’over posizionato sopra lo snare e pannalo metà a destra, diciamo alle 3, senza andare troppo a destra.
Per quanto riguarda l’altro invece, quello lì posizionato sopra il timpano, sistemalo all’estrema sinistra del pan. Questo serve a dare un senso di grande profondità a tutto il kit.
A partire da questa posizione ovviamente fai le dovute prove e non dimenticare di usare le orecchie invece che gli occhi quando mixi.
Ricorda questi accorgimenti per ottenere il massimo da questa tecnica:
Cerca di avere sempre pelli nuove (risonanti e battenti), un kit di pelli nuove di pacca accordate a dovere può fare miracoli sul suono di una batteria e portare alla gloria anche un set mediocre.
La stanza dove registri è fondamentale per avere il meglio dalla Glyn Johns, essendo questa una tecnica molto ariosa, ritrae molto il reverbero e i riflessi della stanza, per avere il classico suono alla Bonham c’è bisogno di spazi molto grandi (se sei curioso vai a cercare online come fu registrata la batteria nel quarto disco degli Zeppelin…). Meglio suona la stanza, migliore sarà la registrazione.
Non ci sono regole fisse. Usa questo metodo come punto di partenza e impara ad adattarlo alle tue esigenze, ogni batteria, ogni stanza e ogni batterista sono diversi, non avere paura di sperimentare e di spostare in giro i tuoi microfoni. Una volta capita la tecnica di base saprai cosa fare per ottenere il suono che desideri.
La leggenda volle che questa tecnica fu scoperta per puro caso, che questo ti serva da ispirazione per sperimentare a tua volta senza avere paura.
Alla prossima e buone registrazioni col metodo Glyn Johns, mandatemi le vostre registrazioni e fatemi ascoltare la vostra musica, sono curioso.