Spiegazione semplice della tettonica delle placche: cosa è e come funziona passo dopo passo.

Spiegazione semplice della tettonica delle placche: cosa è e come funziona passo dopo passo.

La tettonica delle placche è una teoria affascinante che permette di spiegare molti fenomeni che riguardano il nostro pianeta, come terremoti, vulcani e orogenesi. Secondo questa teoria, la porzione superficiale della Terra, la litosfera, è divisa in placche, grandi porzioni di crosta terrestre e mantello superiore, che si muovono continuamente l’una accanto all’altra, come in un grande puzzle. Oltre alle ventina di placche principali, esistono anche le cosiddette “micro-placche” di dimensioni inferiori.

Questa teoria, risalente al Ventesimo secolo e elaborata da Alfred Wegener, si basa sull’idea che il calore all’interno del nostro pianeta, tramite i moti convettivi, permetta alle placche di muoversi. Nonostante esistano teorie alternative, la tettonica delle placche è in uso tutt’oggi e ha avuto un impatto rivoluzionario in campo geologico, riuscendo a far convergere fenomeni apparentemente sconnessi come terremoti e vulcani, orogenesi ed espansione degli oceani. Per questo motivo viene definita “teoria unificante”. In campo geologico, l’importanza di questa teoria può essere paragonata all’importanza della scoperta dell’atomo per i chimici.

Le dinamica delle placche tettoniche e i loro effetti sulle terre emerse e i fondali oceanici

  Se le placche coinvolte sono entrambe oceaniche, si forma un arco vulcanico, mentre se

La crosta terrestre, insieme a una piccola parte del mantello sottostante, si comporta in modo fragile, tendendo a “spezzarsi” piuttosto che a “piegarsi” quando è sottoposta a sforzi. Questa parte con comportamento fragile è chiamata litosfera e ciascuna delle porzioni in cui si “spezza” viene definita placca litosferica. Ogni placca ha confini irregolari ma ben definiti, simili a quelli degli Stati, tanto che è possibile tracciarne i confini su una mappa. Nell’immagine sottostante sono rappresentate le principali placche tettoniche del nostro pianeta. Importante: le placche litosferiche non corrispondono ai continenti!

La teoria della tettonica delle placche: descrizione e spiegazioni dei suoi meccanismi e delle sue implicazioni.

Per questo motivo viene definita “teoria unificante”.

Questa teoria della tettonica delle placche viene definita una teoria unificante poiché consente di spiegare contemporaneamente numerosi fenomeni che altrimenti non sarebbero correlati tra loro. Ma come è riuscito Wegener a comprendere che la litosfera era composta da placche, simili a un grande puzzle in movimento?

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La scintilla dell’idea si è accesa negli anni ’30, quando lo scienziato ha letto su un giornale del ritrovamento degli stessi fossili sia in Africa che in Sudamerica. L’unica spiegazione logica era che in passato questi due continenti fossero uniti! Da questa intuizione è nata la comprensione che le placche si sono mosse, anche se inizialmente non è stato chiaro il meccanismo di questo movimento. È stato solo nel 1928, grazie all’ipotesi del geologo Arthur Holmes, che si è ipotizzata l’esistenza di moti convettivi, ossia i movimenti nel mantello causati dalle differenze di temperatura. In seguito, nel 1960, è stata formulata la teoria dell’espansione degli oceani a partire dalle dorsali medio oceaniche: si è compreso, in sintesi, che in mezzo all’oceano esistono dei vulcani sottomarini che producono nuova crosta, mentre quella vecchia viene riassorbita nel mantello attraverso un processo noto come subduzione.

Gli inconfondibili margini di placca: un’analisi approfondita.

  L'allontanamento delle placche nei margini divergenti porta ad una riduzione dello spessore della crosta

I movimenti delle placche tettoniche possono generare tre diverse tipologie di margini: convergenti, divergenti e trascorrenti. Attraverso queste dinamiche la crosta terrestre si modifica continuamente, influenzando anche il nostro ambiente e il clima. Questi fenomeni sono stati studiati a lungo dagli scienziati e continuano a essere oggetto di ricerca e studio per comprendere meglio i processi che regolano la dinamica della Terra.

Margini che convergonoinsieme verso un punto comune in modo simultaneo e parallelo

Nei margini convergenti del nostro pianeta avvengono scontri epici tra due placche tettoniche, che possono essere di tipo continentale o oceanico. Un fenomeno particolarmente significativo è la subduzione, che si verifica quando una placca più densa si spinge sotto una placca meno densa. Durante questo processo, la placca che si subduce si riscalda tanto da fondere parzialmente, generando del magma. Questo magma, a causa delle differenze di densità e temperatura, tenderà a risalire in superficie, dando vita ai vulcani.

Se le placche coinvolte sono entrambe oceaniche, si forma un arco vulcanico, mentre se si scontra una placca oceanica con una continentale, si genera una fossa con vulcanismo continentale. Un esempio notevole di questo fenomeno è la costa pacifica sudamericana.

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Se, invece, sono due porzioni di litosfera continentale a scontrarsi, la loro densità è troppo bassa perché una delle due vada in subduzione. In questo caso, si verifica l’orogenesi, il processo che dà vita alle montagne. Un esempio notevole è l’orogenesi dell’Himalaya, formatasi grazie alla spinta del subcontinente indiano contro quello eurasiatico.

Indipendentemente dalla tipologia di placche coinvolte, i margini convergenti sono responsabili di numerosi terremoti. L’Himalaya e i Paesi lungo la Cintura di fuoco del Pacifico, caratterizzata dalla subduzione, sono spesso colpiti da violenti sismi.

Margini che si allontanano l’uno dall’altro

I margini divergenti corrispondono a zone dove due placche tettoniche si muovono l’una in direzione opposta all’altra, provocando l’allontanamento tra di esse. È proprio in queste zone che avviene la creazione di nuova crosta terrestre, contrariamente a quanto succede nei margini convergenti, dove la crosta viene invece distrutta.

L’allontanamento delle placche nei margini divergenti porta ad una riduzione dello spessore della crosta terrestre. Questo fenomeno favorisce la risalita di magma dal mantello e la formazione di vulcani sottomarini lungo le linee di separazione delle placche: sono le dorsali oceaniche. Tra le dorsali più famose c’è la dorsale medio-atlantica, che divide l’Oceano Atlantico in due parti.

Ma i margini divergenti non si limitano solo a generare nuove croste oceaniche, possono dar vita anche a nuovi oceani. Un esempio significativo è la Rift Valley africana, una vasta depressione lunga quasi 6000 km che rappresenta l’allontanamento tra diverse placche tettoniche. Si ritiene che in milioni di anni questa zona darà vita ad un nuovo oceano.

I margini che scorrono velocemente

I margini trascorrenti si formano quando due placche tettoniche scorrono lateralmente l’una accanto all’altra. A causa della loro superficie irregolare, le placche possono “incepparsi”, accumulando energia che prima o poi verrà rilasciata sotto forma di terremoto. Un esempio emblematico di questo fenomeno è la faglia di San Andreas, dove avviene lo scorrimento laterale tra la placca Pacifica e quella Nordamericana, causando frequenti e forti terremoti nell’area occidentale degli Stati Uniti. La faglia si estende per ben 1287 chilometr1 e nel 1906 un devastante terremoto ha quasi completamente distrutto la città di San Francisco.

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Quali sono le cause dei movimenti tettonici?

Il mantello terrestre è una parte fondamentale del nostro pianeta, composta da strati di roccia solida in continuo movimento. All’interno del mantello, esistono dei flussi di roccia incandescente che si muovono seguendo un gradiente termico. L’idea è simile a quando scaldiamo dell’acqua in una pentola: la roccia più calda tende a salire, raffreddarsi e poi a ridiscendere, provocando così un moto convettivo.

Questi moti convettivi mantengono in movimento la litosfera, la parte più esterna e rigida della Terra, rendendo possibili i fenomeni del drifting continentale e la formazione di catene montuose. Inoltre, esistono altre teorie, come ad esempio la cosiddetta “slab-pull”, secondo la quale la crosta oceanica, più densa dell’astenosfera, tende a sprofondare nelle zone di subduzione per gravità, trascinando con sé la litosfera ad essa attaccata.

Un’altra teoria simile è quella del “ridge-push”, in cui la spinta per innescare la subduzione è generata lungo le dorsali oceaniche durante la produzione di nuova crosta oceanica.

Il processo di scoperta della circolazione sanguigna attraverso un microscopio inventato da Wilson

Le placche tettoniche sono in costante movimento, influenzando la forma del nostro pianeta nel corso dei millenni. Secondo il Ciclo di Wilson, le placche oceaniche, una volta spente le dorsali che le hanno generate, finiscono per essere riassorbite nel mantello terrestre attraverso il processo di subduzione. Questo porta alla chiusura degli oceani e all’avvicinamento dei continenti, favorendo la formazione di catene montuose. Allo stesso tempo, si creano nuove zone di separazione tra le placche, aprendo la strada alla formazione di nuovi mari e oceani. Si stima che il ciclo di Wilson duri circa mezzo miliardo di anni, durante i quali si passa da una configurazione continentale unitaria, come quella della Pangea circondata dall’oceano Panthalassa, a quella attuale con i continenti separati. Secondo questo modello, circa 300 milioni di anni nel futuro si formerà un nuovo supercontinente, la cui forma è stata oggetto di diverse ipotesi avanzate dagli studi geofisici.