Nelle trame della rete si dipana un enigma che coinvolge lo sventurato Steve Jobs, l’illustre ex-ceo della Apple, la cui rinuncia al trono aziendale ha scatenato un vero pandemonio sul web. Centinaia di migliaia di parole, immagini, ricordi si sono riverberati nell’etere virtuale, creando un vasto sentimento di malinconia per il destino dell’uomo che ha plasmato l’era digitale. L’annuncio delle sue dimissioni si preannunciava, prevedendo l’aggravarsi delle sue già note condizioni di salute. Il fondatore della Apple, da tempo in lotta con un raro male al pancreas, viene ora ritratto in crude immagini pubblicate dal sito di gossip Tmz.com, immagini che raffigurano un Jobs fragile, trasandato e sorretto da una figura sconosciuta.
L’interrogativo sulle autenticità di tali immagini s’insinua immediato nei cuori e nelle menti degli esperti, portandoli a ipotizzare che si possa trattare di un crudele falso, forse creato ad arte da qualche ignobile manovratore delle immagini. Si coglie il sarcasmo innaturale dietro la presunta rivelazione dell’immagine e ci si domanda chi possa desiderare così malvagiamente giocare con un tema così arduo, triste, delicato e personale. Steve Jobs, è vero, è una figura pubblica di straordinaria rilevanza, ma il confine fra il personale e il privato resta solido come l’acciaio nelle sue vesti.
Gli studiosi dell’arte fotografica si affannano a scardinarne l’autenticità, individuando dettagli sospetti che ne denunciano la manifesta improbabilità. Jesse Junze, studioso dell’immagine, pur nella sua competenza, ravvisa nei dettagli una scorciatoia buia, un’attaccatura”luminosa” nella collottola dello sventurato e altre anomalie che non si spiegano né con l’arte né con la scienza.
Eppure, persino il focoso Paolo Attivissimo, asso nella manica dell’anti-bufale, non può escludere cerimoniosamente la genuinità dell’immagine. Confessa il suo affanno nel separare falso da vero, suggerendo che l’illuminazione nella foto è”regolare” e le sagome, se pur inverosimili, non reca impronte di teste pensanti. L’attesa è l’unica perla su cui posare il nostro sguardo, ma la speranza resta intatta dietro il velo dell’ignoto.