Il Vesuvio: le sue origini, la sua storia eruttiva e la sua geologia, un viaggio nel vulcano simbolo di Napoli

Il Vesuvio è un vulcano situato in Italia, nei pressi della città di Napoli, in Campania. È considerato uno dei vulcani più pericolosi al mondo e ha una forma tipica a cono. Appartiene alla categoria degli stratovulcani, caratterizzati da eruzioni esplosive e dalla tipica struttura a cono. Geologicamente parlando, potremmo parlare del complesso Somma-Vesuvio, in quanto in origine c’era solamente il Monte Somma, che ha subìto il collasso della parte sommitale a causa di violente eruzioni, dando origine alla caldera e successivamente al Monte Vesuvio.

Il Vesuvio è circondato da un’area densamente popolata, con circa 700.000 persone che vivono alle sue pendici. Questa caratteristica lo rende uno dei vulcani più pericolosi del mondo, soprattutto considerando la storia delle sue eruzioni. Una delle eruzioni più famose avvenne nel 79 d.C., quando distrusse le città di Pompei ed Ercolano.

La sua pericolosità è mantenuta viva nell’opinione pubblica, soprattutto considerando la sua posizione nei pressi della splendida città di Napoli. Questo vulcano, alto 1281 metri, rappresenta una costante fonte di preoccupazione per gli abitanti della zona e per gli studiosi del rischio vulcanico.

Qual è l’origine del nome “Vesuvio” e perché il monte è stato chiamato in questo modo?

Il nome Vesuvio potrebbe derivare dalla parola sanscrita “vasu”, che significa fuoco. Secondo alcuni studiosi, come Landino e Mascinelli, invece, l’origine potrebbe essere dalla parola latina “vescia”, che significa scintilla o favilla. Indipendentemente dall’etimologia o dalle leggende legate a questo nome, il vulcano è menzionato per la prima volta nel secondo libro delle Georgiche di Virgilio con il nome “Vesevo”, termine ripreso anche da Giacomo Leopardi nella sua “Ginestra”.

La storia del Vesuvio e le sue numerose eruzioni attraverso i secoli.

Il Vesuvio, uno dei vulcani più noti al mondo, ha registrato ben 49 eruzioni dal 1631 ad oggi, secondo i dati dell’INGV. Ma andiamo subito al sodo e iniziamo parlando della più famosa tra esse, datata 79 d.C.

Quella fu un’eruzione devastante, che seppellì le città di Pompei ed Ercolano sotto una pioggia di cenere e lapilli, causando la morte di migliaia di persone. Si stima che l’eruzione sia stata così violenta da provocare un’elevatissima colonna eruttiva, seguita da piogge di lapilli e flussi piroclastici che seppellirono intere città e villaggi nei dintorni. La tragedia di Pompei è rimasta impressa nella memoria collettiva, grazie anche al fatto che le rovine della città sepolta furono riportate alla luce secoli dopo, permettendo di studiare la vita quotidiana degli abitanti dell’epoca.

Ma l’eruzione del 79 d.C. è solo la più celebre di una lunga serie che ha contraddistinto la storia del Vesuvio. Ogni evento vulcanico ha lasciato il segno sul territorio circostante, modellando il paesaggio e influenzando la vita delle comunità locali. Parecchie delle eruzioni successive hanno avuto conseguenze gravi, non solo per la popolazione, ma anche sul clima e sull’ambiente circostante.

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Oggi, il Vesuvio è costantemente monitorato e studiato dagli esperti per prevenire eventuali disastri futuri e per comprendere meglio il comportamento di questo imponente vulcano. La sua storia è affascinante e ricca di spunti di studio per la scienza e la ricerca, e continua ad esercitare un fascino ineguagliabile su chiunque si interessi di vulcanologia e geologia.

L’eruzione del Vesuvio nell’anno 79 d.C. che distrusse Pompei e Ercolano

La famosa eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è uno degli eventi più noti della storia, grazie soprattutto alle preziose testimonianze di Plinio il Giovane, che ne fornì una dettagliata descrizione in due lettere inviate a Tacito, storico e senatore romano.

In quel periodo, il Vesuvio veniva considerato un vulcano inattivo, e la popolosa città di Napoli e dintorni era abitata da numerosi cittadini dell’Impero Romano. L’eruzione pliniana, che non si verificava da oltre otto secoli, colse tutti di sorpresa, riversando ingenti quantità di pomici e cenere sulle aree circostanti in meno di trenta ore. La colonna eruttiva raggiunse un’altezza di 15 chilometri e nella zona si verificarono anche importanti terremoti.

Dopo un’apparente pausa dell’attività eruttiva, la gente tornò nelle proprie case. Fu in quel momento, però, che la colonna eruttiva collassò, generando le famose nubi ardenti che, in circa 15 minuti, distrussero gran parte delle città di Pompei, Ercolano e Stabia. I resti di queste città sono oggi visitabili, con particolare impatto emotivo rappresentato dalle “statue” di persone pietrificate istantaneamente dalla nube ardente. Complessivamente, l’evento eruttivo durò poco più di 24 ore e causò la morte di almeno 1500 persone.

Per chi non lo sapesse, le nubi ardenti, o flussi piroclastici, sono delle colate di gas, ceneri e lapilli che scorrono lungo le pendici di un vulcano come un fiume in piena, distruggendo tutto ciò che si trova nel loro cammino con una potenza devastante!

L’eruzione del Vesuvio del 1631: una devastante eruzione vulcanica che ha avuto luogo nel XVII secolo.

Il 16 dicembre 1631 alle 7 del mattino, dopo una serie di scosse sismiche e abbondanti fumarole sui versanti del vulcano, si verifica la seconda grande eruzione del Vesuvio. Inizia con la formazione di una frattura sul lato sud-ovest del vulcano, da cui si genera una colonna eruttiva alta tra i 13 e 19 chilometri.

I paesi circostanti, soprattutto quelli a nord/nord-est, vengono colpiti da una pioggia di cenere e lapilli fino al primo pomeriggio. Durante la notte, la colonna eruttiva collassa, generando nubi ardenti che si dirigono lungo i fianchi del vulcano e si arrestano solo il mattino successivo, arrivando fino alle zone costiere di Torre Annunziata e Torre del Greco. Nel corso della notte si verificano numerosi fenomeni temporaleschi, che causano i lahars: colate di fango che, come in un’alluvione, spazzano via tutti i paesi lungo le pendici del vulcano.

Per dare un’idea della potenza di questa eruzione subpliniana, l’INGV riporta che il boato associato all’esplosione è stato udito dalle Marche alla Puglia e che ha causato un abbassamento del cono del Vesuvio di circa 450 metri! Si tratta dell’evento più violento nella storia eruttiva recente del vulcano, che ha causato la morte di oltre 4000 persone, secondo le stime.

Il vulcano fa eruzione nel 1906: un evento sconvolgente nella storia recente.

Ci troviamo all’alba del 4 aprile 1906, sul crinale del Vesuvio, e io, Giuseppe Mercalli, noto sismologo e vulcanologo, sto osservando attentamente le fumarole che si sono formate sul fianco del vulcano. Solitamente queste si sviluppano soltanto sulla sommità e comprendo immediatamente che si tratta di un chiaro avvertimento di un’eruzione imminente. È solo questione di un paio di giorni.

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Infatti, il giorno successivo inizia una lunga serie di colate laviche che prosegue anche nei due giorni seguenti.

Il 7 aprile, dalle bocche laterali scorrono copiose quantità di lava, mentre dal cratere si libera una colonna eruttiva. In contemporanea, diverse scosse sismiche causate dal collasso della parte superiore del Gran Cono fanno tremare tutti i paesi limitrofi, che iniziano immediatamente le operazioni di evacuazione.

Il 8 aprile, l’attività eruttiva raggiunge il culmine: le colate laviche raggiungono Torre Annunziata e le ceneri emesse arrivano addirittura fino alla Puglia, depositandosi in spessi strati di circa 1 cm.

Il 9 aprile, finalmente, l’attività parossistica del vulcano cessa e le eruzioni vanno piano piano scemando, fino a cessare del tutto il 21 aprile, due settimane dopo l’inizio dell’eruzione. Il bilancio in termini di vite umane è drammatico, con 216 morti e 112 feriti gravi, e circa 34.000 persone costrette a lasciare le proprie case in tutta fretta.

L’eruzione del vulcano nel 1929 che ha causato un’enorme devastazione e ha avuto un impatto significativo sull’ambiente circostante

L’eruzione del Vesuvio avvenuta a giugno di quell’anno è stata caratterizzata da una minore esplosività rispetto ad altre eruzioni del vulcano. Dopo due mesi di attività sismica e esplosioni, la lava ha iniziato a fluire verso est dal cratere centrale, dividendosi in due rami paralleli: uno diretto verso il paese di Terzigno e l’altro verso un’area precedentemente colpita da colate laviche.

La velocità media di questa colata è stata di circa 2-3 metri al secondo, con il fronte che si spostava a circa 150 metri all’ora. Complessivamente, sono stati eruttati circa 12 milioni di metri cubi di materiale, accompagnati da sismi e da eventi debolmente esplosivi, come fontane di lava.

Nonostante la sua forza distruttiva, l’eruzione non ha causato vittime umane, ma ha provocato la distruzione di 54 case e 80 ettari di boschi e vegetazione.

Ultima eruzione del 1944: quando e dove è avvenuta?

Nel marzo del 1944, il Vesuvio ha dato nuovamente spettacolo della sua forza. L’evento era stato preannunciato da segni come fumarole e piccoli sismi, ma nessuno poteva immaginare la potenza dell’eruzione che si sarebbe verificata. Dopo una breve intensità delle colate laviche, che si sono fermate dopo pochi chilometri, una colonna eruttiva si è innalzata per 2 chilometri e flussi piroclastici hanno iniziato a scendere lungo le pendici.

Il giorno successivo, la colonna ha raggiunto i 6 chilometri di altezza, ma fortunatamente i venti hanno portato le ceneri lontano da Napoli, riducendo così il danno economico e sociale. L’attività eruttiva è proseguita fino al 29 marzo, con eruzioni freatomagmatiche e un’intensa attività sismica.

Questo evento ha causato la morte di 26 persone, la distruzione di due centri abitati e la perdita di tre anni di raccolti nelle aree colpite dalle ceneri. Circa 12.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa di questa violenta eruzione.

Quali saranno le caratteristiche della prossima eruzione del Vesuvio?

La scienza ha fatto progressi significativi nell’analisi delle eruzioni vulcaniche, ma la previsione a lungo termine rimane ancora un obiettivo irraggiungibile. Tuttavia, possiamo delineare diversi scenari ipotetici in base al tipo di eruzione che potrebbe verificarsi.

Secondo gli ultimi studi condotti dalla Protezione Civile, è stato ipotizzato che potrebbero verificarsi tre diversi scenari di eruzione: la pliniana (VEI 5), la sub-pliniana (VEI 4) e la stromboliana (VEI 3).

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Il “VEI” (Volcanic Explosivity Index) è un’indice utilizzato per classificare il livello di esplosività di un’eruzione, da 0 (non esplosivo) a 8 (estremamente esplosivo).

Tra i tre possibili scenari, quello di grado inferiore è il più probabile statisticamente. Tuttavia, la Protezione Civile ha scelto, per motivi precauzionali, di adottare il VEI 4 come livello di riferimento per la progettazione e la calibrazione dei piani di evacuazione.

Un’eruzione di questa intensità potrebbe generare una colonna eruttiva alta da 10 a 15 km e, al suo interno, potrebbero verificarsi colate laviche. Tuttavia, se confrontate con le nubi ardenti che seppellirono le città di Ercolano e Pompei nell’anno 79 d.C., le colate laviche rappresentano un rischio relativamente limitato.

Il Parco Nazionale del Vesuvio nelle zone circostanti al vulcano attivo sulle pendici del Monte Somma, vicino alla città di Napoli.

Il Parco Nazionale del Vesuvio ha preso vita nel 1995 con l’obiettivo di tutelare l’area del vulcano non solo dal punto di vista ambientale, ma anche culturale. Con un’estensione superiore agli 8.000 ettari, interessa il territorio di 13 comuni.

All’interno di questo straordinario parco nazionale, vengono condotte ricerche e attività di conservazione delle specie animali e vegetali, insieme a importanti iniziative di divulgazione per diffondere la cultura e la storia di questo luogo unico nel suo genere.

I Minerali presenti nel territorio del Vesuvio

Il Parco Nazionale del Vesuvio possiede una caratteristica geologica davvero straordinaria: qui sono catalogati oltre 230 tipi di minerali, rendendolo una delle aree con la maggiore varietà di minerali al mondo.

Questa diversità è il risultato delle diverse modalità con cui il Vesuvio ha eruttato nel corso dei secoli, passando da eruzioni esplosive a eruzioni effusive, con attività fumaroliche. Ogni tipo di eruzione ha dato origine a minerali specifici, e addirittura 6 di questi sono esclusivi di questa zona, non essendo presenti in nessun’altra parte del mondo.

Tra i minerali più comuni che si possono trovare nella zona, ci sono l’aragonite, la vesuvianite, i minerali appartenenti alla famiglia dei granati e dei pirosseni.

Lo studio della flora e della fauna: un’analisi approfondita delle piante e degli animali presenti in un determinato habitat.

Il parco nazionale del Vesuvio è un’oasi di biodiversità, con una vasta varietà di specie animali e vegetali. Secondo il sito ufficiale, il parco ospita oltre 1000 specie vegetali, di cui ben 744 sono uniche. Tra le specie presenti, possiamo trovare la ginestra dell’Etna, che è stata introdotta nel 1906, e la rara Silene giraldi. Dal punto di vista faunistico, il parco è altrettanto ricco, in quanto rappresenta un punto di approdo per numerosi uccelli migratori. La sua posizione nell’area mediterranea contribuisce a creare un ambiente ideale per la vita di molte specie.

Le bellezze naturali dei sentieri e del Gran Cono”

Il Parco Nazionale del Vesuvio offre la possibilità di percorrere diversi sentieri, che sono stati realizzati tra il 2024 e il 2024, per un totale di circa 54 km. Questi sentieri hanno diverse funzioni: sei di essi sono percorsi circolari, uno è educativo, uno panoramico e uno agricolo. In particolare, il percorso più popolare conduce al Gran Cono vicino al cratere! È importante sottolineare che per evitare incidenti, questo percorso (numero 5) viene organizzato con l’assistenza di guide specializzate.

Fonti: – Russo, M.”Elenco delle specie minerali del Somma-Vesuvio (aggiornato al 2024)” Associazione Micro-mineralogica Italiana (AMI) www.dinet.it/Mineral-GMCAMI/vesuvio.html (2024).

– INGV, Scenari eruttivi e livelli di allerta per il Vesuvio, 2024 (http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/scenario_web.pdf) – Marzocchi W., Sandri L., Gasparini P., Newhall C. e Boschi E., “Quantifying probabilities of volcanic events: The example of volcanic hazard at Mount Vesuvius”, Journal of Geophysical Research, Washington 2024.

– Nazzaro A. Il Vesuvio, storia eruttiva e teorie vulcanologiche, Liguori Editore, Napoli 1997.