Gli impatti fisici e neurologici provocati dall’assunzione di funghi psichedelici sul nostro organismo e sul sistema cerebrale

Gli impatti fisici e neurologici provocati dall’assunzione di funghi psichedelici sul nostro organismo e sul sistema

I funghetti allucinogeni, noti anche come psilocibina, sono in grado di causare intense esperienze psichedeliche nel nostro corpo e cervello. Quando vengono ingeriti, i composti psicoattivi dei funghi interagiscono con i recettori serotoninergici nel cervello, portando a un’alterazione della percezione sensoriale, del pensiero e dell’umore.

Colori vividi, distorsioni delle pareti e percezioni errate dei suoni sono solo alcuni dei fenomeni che possono essere sperimentati durante un’esperienza con i funghetti allucinogeni. Questi effetti sono il risultato dell’interazione della psilocibina con i recettori del cervello, che porta a una modificazione temporanea della percezione e della cognizione.

È interessante notare che i funghi commestibili spesso presenti nelle nostre tavole non producono gli stessi effetti psicotropi dei funghi allucinogeni. Questo perché i funghi allucinogeni contengono composti psicoattivi come la psilocibina e la psilocina, assenti nei funghi commestibili. La differenza nel contenuto chimico porta a effetti completamente diversi sulla mente e sul corpo umano.

Un’antica sostanza psicoattiva di origine millenaria”

  Il professor Roland Griffiths, insieme al suo team di esperti del dipartimento di psichiatria

Buonasera, forse non tutti sanno che esistono dei funghi dalle proprietà psicoattive, noti anche come “funghetti allucinogeni”. Queste particolari specie di funghi possono agire sul nostro corpo e sul nostro cervello generando degli effetti psichedelici, se ingeriti. È interessante notare che se ne conoscono più di 200 specie e l’uomo è a conoscenza dei loro effetti da migliaia di anni! Addirittura, ci sono testimonianze rupestri che mostrano come già le civiltà più antiche facessero uso di questi funghi per esperienze allucinogene.

In Algeria, per esempio, nelle grotte del massiccio montuoso di Tassili n’Ajjer, sono state trovate pitture rupestri risalenti a più di 7000 anni fa, che raffigurano uno sciamano dei funghetti. Si tratta di una figura semi-umana, con la testa d’ape, il cui corpo è interamente cosparso di funghetti allucinogeni. Accanto a scene di caccia, rituali e danze, questa scoperta è una testimonianza della conoscenza e dell’utilizzo di funghi allucinogeni da parte delle antiche civiltà.

La psilocibina: il composto chimico che agisce come principio attivo nei funghi allucinogeni

Quando si ingerisce il fungo, la psilocibina finisce nel sangue e poi raggiunge il fegato.

Nei funghetti allucinogeni si trova una sostanza chiamata psilocibina, che li distingue dalle altre specie di funghi. Questa sostanza psicotropa è prodotta dal fungo come meccanismo di difesa contro gli insetti che cercano di mangiarlo.

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Sugli insetti, la psilocibina ha un effetto “super saziante”: una formica che ne mangi anche solo un piccolo pezzettino si sentirà completamente sazia, come se avesse partecipato a un grande banchetto. Questo meccanismo permette al fungo di non essere mangiato interamente, garantendone la sopravvivenza.

Negli esseri umani, invece, gli effetti sono molto diversi. Quando si ingerisce il fungo, la psilocibina finisce nel sangue e poi raggiunge il fegato. Qui la psilocibina viene trasformata in psilocina, una sostanza ancora più psicotropa che è responsabile delle allucinazioni visive causate dall’ingestione del fungo.

Questo processo di trasformazione, chiamato processo di defosforilazione, avviene grazie agli enzimi del fegato, che rimuovono un gruppo fosfato dalla psilocibina rendendola molto simile alla molecola della serotonina, il neurotrasmettitore della felicità. La psilocina è in grado di legarsi facilmente ai recettori della serotonina nel cervello, inibendo la ricaptazione di questa sostanza. Così, si accumula una grande quantità di serotonina nelle sinapsi, dando inizio all’effetto allucinogeno.

Viaggio al mondo dell’allucinazione dopo aver assunto i funghi psichedelici

Gli oggetti in movimento lasciano delle tracce di luce dietro di sé, mentre le allucinazioni non

La psilocina, contenuta nei funghi allucinogeni, ha la capacità di produrre effetti psichedelici nel consumatore dopo circa 30 minuti dall’assunzione, con effetti che possono durare fino a 6 ore. Questa sostanza agisce aumentando il contrasto dei colori e facendo sì che le superfici sembrino muoversi, increspare, e anche brillare. Gli oggetti in movimento lasciano delle tracce di luce dietro di sé, mentre le allucinazioni non si limitano solo alla percezione visiva, ma possono estendersi a quella uditiva.

È infatti possibile per chi ne fa uso percepire suoni inesistenti e persino sperimentare il fenomeno della sinestesia, con le percezioni sensoriali che si compenetrano producendo la sensazione di vedere suoni o di sentire odori attraverso l’udito. Ad esempio, un semplice abbaiare di un cane potrebbe improvvisamente prendere forma e colore.

La psilocina ha inoltre la capacità di incrementare le connessioni tra le diverse aree del cervello, permettendo a queste di collaborare in modo più efficace. Questo può portare l’individuo a ottenere prospettive inaspettate e soluzioni diverse da quelle usuali. È come se, normalmente, le diverse regioni cerebrali fossero pezzi di un puzzle che lavorano in modo isolato, ma l’assunzione di psilocina le unisce in modo armonioso, fornendo una visione globale che solitamente risulterebbe impossibile.

L’integrazione delle diverse connessioni favorisce un senso di serenità e di unione con l’universo circostante, offrendo una prospettiva insolita che può portare a nuove sensazioni ed esperienze. Inoltre, la psilocibina è in grado di inibire alcune connessioni cerebrali per crearne di nuove, rendendo più difficile distinguere tra realtà e fantasia, e attivando alcune aree cerebrali associate ai sogni.

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Tutti questi effetti contribuiscono a scatenare le forti allucinazioni tipiche del “trip in funghetto”, producendo un’esperienza davvero straordinaria per chi ne fa uso.

Le molteplici proprietà terapeutiche della sostanza psicoattiva psilocibina

Negli ultimi anni, numerosi studi scientifici hanno esplorato gli effetti della psilocibina, il principio attivo dei funghi allucinogeni, sul benessere psichico delle persone. La quantità di allucinazioni causate da queste sostanze dipende dal tipo di fungo ingerito e dalla quantità assunta. Studi condotti presso la Johns Hopkins University hanno dimostrato che le microdosi di psilocibina, assunte in modo controllato, non causano allucinazioni ma mantengono gli effetti positivi della sostanza, come ad esempio in presenza di effetti antidepressivi. La psilocibina agisce sul sistema serotonergico, comportandosi in modo simile ad alcuni farmaci antidepressivi attualmente in uso.

Il professor Roland Griffiths, insieme al suo team di esperti del dipartimento di psichiatria e neuroscienze della Johns Hopkins, sta conducendo diversi studi sulle potenzialità e gli effetti della psilocibina nel campo psichiatrico. Questi studi si concentrano sulla valutazione dei rischi e dei benefici di questa sostanza, in particolare in relazione a disturbi come la dipendenza da sostanze, il disturbo depressivo, il disturbo ossessivo compulsivo e il disturbo post traumatico da stress. Queste ricerche sono mirate a comprendere a fondo come la psilocibina potrebbe influenzare tali disturbi e se possa costituire un valido supporto terapeutico.

La psilocibina: è davvero una sostanza tossica?

I funghi allucinogeni sono spesso considerati una droga pericolosa, ma una corretta analisi scientifica dimostra che questa affermazione è sbagliata. I funghi contenenti psilocibina non presentano tox-neurotossicità e non comportano rischi di danni permanenti anche ad alte dosi. Per esempio, per morire di overdose bisognerebbe ingerire enormi quantità di funghi, rendendo l’evento estremamente improbabile. In confronto, è molto più facile morire di overdose di aspirina.

Esistono anche studi che suggeriscono che la psilocibina può essere utile nel trattamento delle dipendenze. Infatti, nonostante sia una sostanza psicotropa, la psilocibina crea meno dipendenza rispetto ad altre sostanze, in quanto il nostro cervello sviluppa rapidamente una forte tolleranza. In altre parole, assumendo dosi ravvicinate di funghi, gli effetti sarebbero sempre meno potenti o addirittura nulli.

Il Bad Trip: quando un viaggio si trasforma in un incubo ad occhi aperti

I funghetti allucinogeni possono causare non solo effetti di euforia e sensazioni di connessione con la natura, ma anche esperienze negative definite come “Bad Trip”. Durante queste esperienze, soprattutto se assunte in dosi elevate, possono emergere le paure più profonde del consumatore. Ad esempio, se ha paura dei ragni, potrebbe vederli ovunque, mentre se è claustrofobico, potrebbe avvertire che le pareti si stringono intorno a lui, causandogli sensazioni di soffocamento.

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La assunzione di funghetti in questi casi può essere estremamente sgradevole e scatenare ansie e paure nel consumatore. È per questo motivo che i consumatori meno esperti tendono a farsi accompagnare da un “Trip Sitter”: un amico sobrio e vigile che può tranquillizzare il consumatore e intervenire in caso di necessità.

Le condizioni ambientali e mentali che possono influenzare l’esperienza psichedelica: analisi dei fattori di “set” e “setting”

Le esperienze psichedeliche, positive o negative, dipendono principalmente da ciò che viene definito “set and setting”. Con il termine “set” si intende lo stato mentale della persona, il suo umore e le sue aspettative riguardo all’esperienza psichedelica imminente. È importante considerare anche l’atteggiamento della persona. Il “setting” si riferisce, invece, all’ambiente sociale e fisico in cui si svolge l’esperienza, includendo elementi come la musica, l’arte e l’eventuale presenza in natura durante la fase del viaggio psichedelico. Se il set o il setting non sono adeguati, è preferibile evitare un’esperienza psichedelica, poiché esiste un rischio elevato che si trasformi in un “bad trip”.

I pericoli associati a determinati individui con predisposizione genetica

Anche se la psilocibina può avere effetti positivi sulla salute mentale, è importante considerare attentamente l’uso di questa sostanza. In alcuni casi rari, la psilocibina può scatenare precoci sintomi di malattie mentali nei soggetti predisposti. Questo significa che la sostanza può risvegliare disturbi psichiatrici latenti, specialmente in individui che hanno già una predisposizione genetica a questi disturbi. Pertanto, se si hanno familiari affetti da malattie psichiatriche, è fortemente sconsigliato l’utilizzo della psilocibina, poiché potrebbe aumentare la possibilità che si manifesti un disturbo mentale di cui non si era a conoscenza. La psilocibina va considerata con attenzione e va sempre valutata la propria storia familiare e personale prima di assumerla. La sua potenziale influenza sui disturbi psichiatrici latenti richiede una riflessione seria e responsabile.

La prospettiva futura della psilocibina: le potenzialità terapeutiche della sostanza psichedelica

La psilocibina è attualmente oggetto di approfonditi studi da parte della comunità scientifica. Si sta cercando di comprendere appieno i rischi e i benefici legati al suo utilizzo. Si tratta di una sostanza straordinariamente affascinante, la quale potrebbe aprire la strada a importanti progressi nel campo della psichiatria. È però importante ricordare che stiamo parlando di una sostanza psicotropa, capace di alterare le percezioni e influenzare il nostro stato mentale.

Desidero sottolineare che questo articolo non ha assolutamente lo scopo di promuovere l’uso della psilocibina. Tuttavia, ritengo che conoscere in modo consapevole gli effetti delle droghe sul nostro corpo sia di fondamentale importanza.